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Il fiume Trebbia nasce nell’alto Appennino Ligure, dai 1400 metri del Monte Prelà.

Da qui scorre tortuoso verso Nord attraverso l’area delle “Quattro province”, supera il borgo medievale di Bobbio, i tanti castelli e fortilizi della valle, fino ad allargarsi nell’ampio greto ciottoloso su cui svetta il terrapieno di Rivalta.

In questo punto l’area protetta dal Parco Fluviale, che da Rivergaro si estende fino all’affluenza in Po, non lontano da Piacenza, incontra la Storia.

I percorsi di visita, facilmente raggiungibili tramite ciclovia, sono particolarmente adatti ad attività di birdwatching, escursionismo, mountain bike ed equitazione.

Storia

Annibale

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Il tratto di fiume attualmente protetto dal parco fu teatro della più famosa battaglia combattuta in territorio piacentino: La Prima Battaglia della Trebbia.

La vicenda è accuratamente descritta nei racconti degli storici Polibio e Tito Livio, nell’ambito della Seconda Guerra Punica.*

Le legioni del console romano Publio Cornelio Scipione, reduci dalla disastrosa sconfitta riportata sulle rive del Ticino, non erano riuscite a bloccare l’avanzata dei cartaginesi e ripararono precipitosamente verso la neonata Colonia di Piacenza, in cui si unirono ai rinfozi di Tiberio Sempronio Longo.

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Dal canto suo Annibale, potendo contare sull’appoggio delle popolazioni celtiche locali, saccheggiò l’area di Casteggio per accamparsi nelle vicinanze del Trebbia, ormai alle porte dell’inverno.

Nella stagione fredda era consuetudine sospendere i combattimenti, in attesa dello sciogliersi delle nevi, ma Tiberio galvanizzato da una serie di vittorie minori sul fronte meridionale e da piccoli incursioni sui ribelli celti, decise di non ascoltare Scipione e preparò le truppe alla battaglia.

Fu così che il 18 Dicembre del 218 a.C. in un giorno di “freddo e neve eccezionali” si arrivò allo scontro diretto tra i due eserciti, nella zona compresa tra le località di Rivalta, Gossolengo, Tuna e Ancarano.

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Annibale, al riparo sulla sponda del Trebbia di Rivalta, costrinse i Romani ad attraversare per primi il fiume. Poi, conservando i suoi a rifocillarsi nel caldo dell’accampamento fino all’ultimo momento, attaccò gli avversari infreddoliti e digiuni in campo aperto. Infine la cavalleria del fratello Magone, nascosta nelle fitte boscaglie del greto, li colse alle spalle costringendoli alla fuga.**

* Ovvero il secondo conflitto nella disputa centenaria tra Cartagine e Roma per il dominio dell’area mediterranea.
** Alla fine della battaglia solo uno dei famosi 37 elefanti da guerra cartaginesi sopravvisse. Si trattava di Surus (siriano) l’elefante personale di Annibale, ricordato nella statua del “Ponte di Tuna”.

Berengario

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La Seconda Battaglia della Trebbia si colloca all’inzio dell’Alto Medioevo (ben 1000 anni dopo Annibale) quando le morte di Carlo Magno sancì l’istituzione del primo Regno d’Italia, con capitale Pavia. Nonostante ciò il dominio franco si indebolì a tal punto che la deposizione di Carlo il Grosso scatenò in tutta la penisola una tremenda lotta di successione tra signorie locali, la cosiddetta Anarchia feudale.

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In questo contesto Rivalta assistette allo scontro sulle rive del Trebbia di due dei maggiori pretendenti alla corona: Berengario del Friuli e Guido da Spoleto.

La battaglia si svolse nuovamente in periodo invernale, nei primi giorni di Gennaio, portando alla disastrosa sconfitta di Berengario e alla momentanea consacrazione di Guido a Re d’Italia.

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Sul lungo periodo tuttavia questo sanguinoso episodio non produsse pace e stabilità; lo stesso Berengario divenne in seguito governatore, sovrano e imperatore del Regno, arrivando addirittura a distruggere la città di Pavia con l’aiuto di truppe mercenarie straniere, prima di essere assassinato e sostituito da feudatari rivali.*

* A dispetto della spregiudicata condotta politica e il continuo ricorso all’uso della forza, alcuni esponenti risorgimentali e storici nazionalisti esalteranno Berengario come precursore dell’Unità d’Italia, attribuendogli spirito patriottico e di ribellione che mai dimostrò nella sua scalata al potere.

La Via del Sale

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Il territorio delle “Quattro Province”, ovvero la porzione appenninica racchiusa tra le province di Genova, Piacenza, Pavia e Alessandria, ebbe fin dall’antichità un importanza strategica per il transito di merci, eserciti e pellegrini. *

Percorrere la Val Trebbia verso Sud significava raggiungere Genova, il più importante porto del Mediterraneo, e l’enorme quantità di merci che vi giungevano da ogni parte del mondo: olio, lana, pelli, cuoio, lino, canapa e l’importantissimo sale per la conservazione degli alimenti.

Col passare dei secoli quindi si consolidò un sistema di mulattiere e valichi montani sotto il controllo diretto di guardie e doganieri feudali, conosciuto come “Via del Sale”.

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Tutto ciò portò foresterie, locande, fonti pubbliche e botteghe nei centri di passaggio, così Rivalta, a metà strada tra il famoso Guado di Sigerico sul fiume Po e il centro monastico di Bobbio, fiorì nello sviluppo di attività commerciali dedicate ai viaggiatori, diventando la vera e propria porta d’accesso alla valle.

*Il collegamento tra la Pianura Padana e il mare, la Via Postumia, era stato uno dei massimi traguardi nella lotta di conquista romana a danno delle popolazioni liguri e celtiche, mentre la Via Francigena in epoca medievale aveva addirittura unito l’Europa centrale a Roma.

Suvorov

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Altri 1000 anni separano le vicende medievali dalla Terza Battaglia della Trebbia, quando l’anziano generale russo Suvorov, eroe di guerra decaduto, emarginato e posto sotto sorveglianza statale a causa delle pesanti critiche rivolte allo Zar, venne richiamato in servizio e posto a capo della seconda coalizione antifrancese.

Approfittando dell’assenza di Napoleone, bloccato in Egitto dalla distruzione della sua flotta, Suvorov discese in Italia, reclutando un grandissimo numero di volontari per sfidare le truppe d’occupazione.

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Immediatamente liberata Milano si spostò verso Sud, per tagliare la strada ai rinforzi del generale francese Macdonald nei pressi di Casaliggio, ancora una volta sul fiume Trebbia.

Qui tre giorni di battaglia causarono dodicimila vittime; la coalizione uscì vittoriosa e i francesi vennero schiacciati verso Genova perdendo il dominio sull’intero Nord Italia.*

*I primi clamorosi successi vennero in seguito funestati da divisioni, egoismi e rivalità interne, cui il condottiero russo fece fronte fino alla ritirata tattica attraverso le Alpi innevate che gli valse il titolo di “Generalissimo”.

Hemingway

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Una sorta di “leggenda moderna” lega il nome del grande scrittore americano Ernest Hemingway alle acque del Trebbia.

Pare infatti che durante il passaggio delle truppe americane nel 1945, quando il quarantacinquenne Hemingway all’apice della carriera letteraria vagava per l’europa come corrispondente di guerra, comparve sul suo diario l’annotazione: “Oggi ho attraversato la valle più bella del mondo”

Addirittura si tramandano testimonianze circa un secondo viaggio in automobile, a conflitto finito, a pesca di trote in alta Val Trebbia e Aveto.

Quel che è certo è che la proverbiale passione per il pesce e il buon vino permisero all’autore di “Fiesta Mobile” di trovare lungo le rive del fiume un po’ di pace e serenità nell’annus horribilis della cattura del figlio arruolato, del divorzio dalla moglie Martha, dell’ennesimo incidente automobilistico e del manifestarsi delle prime gravi malattie.

Natura

Risorse Naturali

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Il fiume Trebbia ha fornito per secoli alla popolazione di Rivalta materiale edile, legna da ardere, pesce e selvaggina, in aggiunta alla risorsa più preziosa di tutte: l’acqua.

I numerosi mulini, canali di derivazione, ponti e pozzi disseminati su tutto il pianoro circostante narrano la storia di una vera e propria “Civiltà dell’Acqua”, basata sulla coltivazione, sull’ingegneria idraulica e sul trasporto di merci e persone tramite traghetto.

Ancora oggi a Rivalta si convoglia il Rio Comune di destra e quello di sinistra, si attraversa l’unico ponte in 20 Km, si estrae ottima acqua potabile dalle falde sotterranee, ghiaia per l’edilizia, e si continua a coltivare mais, pomodoro, frumento e barbabietola grazie alle abbondanti acque del fiume.

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Ma è proprio per evitare che lo sfruttamento delle risorse naturali diventi eccessivo ed influisca negativamente sull’ecosistema fluviale che nel 2009 è stato creato il Parco Regionale, nella speranza che una maggiore valorizzazione e attenzione ne conservi integrità e bellezza, per gli anni e le generazioni a venire.

Flora

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Dal punto di vista botanico ciò che rende particolarmente interessante questo tratto di fiume è la varietà di habitat che si incontra in pochi metri di terreno e la presenza di numerose “specie pioniere”.*

Nei pressi di Rivalta infatti l’alveo del Trebbia abbandona il tipico andamento tortuoso della Valle per allargarsi nel vasto greto ciottoloso a percorso variabile che lo caratterizza fino all’affluenza in Po.

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In terreni caldi, poco profondi e frequentemente alluvionati come questo possono vivere solo fiori come il Garofanino di Dodonaeus, cespuglietti di salice e piccoli boschi di Pioppo.

Diversamente spostandosi verso l’esterno la vegetazione si diversifica tra piccole foreste di Ontano Nero, praterie aride e semiaride con Orchidee, Graminacee e Sedum, fino a giungere ai grandi boschi di latifoglie come quello di Croara.

* Piante particolarmente resistenti in grado di crescere per prime sul terriccio arido e privo di sostanze nutritive tipico di boschi incendiati, colate laviche, aree franate o frequentemente invase dall’acqua.

Fauna

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Collegando il Mare di Genova alle rive del Po, il percorso del Trebbia costituisce una delle maggiori rotte migratorie per numerosissime specie di uccelli che ogni anno si spostano verso Nord.

Anatre, Folaghe, Corrieri, Sterne, Fraticelli, Gruccioni, Succiacapre, Calandrelle, Sparvieri, Aironi, Cavalieri d’Italia, Picchi, Martin Pescatori, Upupe ed Occhioni* sono solo alcuni dei volatili che è possibile avvistare nelle diverse stagioni dell’anno.

Per quanto riguarda i mammiferi è sempre più frequente l’incontro con Caprioli e Minilepri, ma è facile incontrare le tracce di Cinghiali, Volpi, Moscardini e Istrici.

Nelle ore notturne si può ammirare il volo di due pipistrelli: il Vespertilio di Daubenton e quello di Blyth, mentre nelle zone umide si trovano Rospi Smeraldini, Raganelle Italiane, Rane Dalmatine e Tritoni Crestati.

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I rettili sono rappresentati da Bisce d’acqua, Lucertole, Ramarri e Biacchi, infine pesci quali Barbi, Cobite, Lasche, e Gobioni trovano nelle acque calme, limpide e ben ossigenate del fiume un ambiente ideale in cui riprodursi.**

* Uccelli piuttosto rari che sfruttano il mimetismo del piumaggio e delle uova per vivere e nidificare a terra, tra i sassi del greto. Questa specie è stata scelta come simbolo del parco regionale e compare nel logo.
** È importante ricordare che nell’intera area parco è vietata sia la caccia che la pesca. Oltre a ciò si impedisce l’accesso ai veicoli a motore per non disturbare la fauna presente e per evitare il danneggiamento di nidi, tane e delicate specie floreali.

Turismo

Trekking

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Le sponde del Trebbia sono solcate da chilometri di carraie agricole e sentieri precedenti all’istituzione del Parco.

La rivalutazione dell’area ha creato alcuni brevi percorsi tematici, corredati da cartelli con immagini e informazioni naturalistiche, che oggi permettono di avvicinare e osservare gli ambienti caratteristici della golena fluviale.

Camminare lungo tranquille stradine campestri o immergersi per ore in un ambiente totalmente selvaggio è l’opportunità preziosa che si offre ad escursionisti e turisti in fuga dal caos delle grandi città.

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In località Rivalta i punti di accesso* principali si trovano nel parcheggio minore del borgo, nella strada che sale verso l’arco d’ingresso e a Canneto, subito a destra una volta oltrepassato il ponte di Tuna. Le indicazioni da seguire sono verdi e bianche, e riportano il logo del parco e il nome del percorso.

* E’ importante rispettare i tracciati senza abbandonarli per evitare il danneggiamento di nidi, tane e delicate specie floreali.

Nordic walking

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L’andamento pianeggiante dell’area parco e la varietà di itinerari percorribili sono caratteristiche apprezzate da molti praticanti di Nordic walking.

Si tratta di un tipo di camminata che sfrutta l’ausilio di appositi bastoncini per sviluppare resistenza, forza e coordinazione muscolare; un’attività poco costosa, a zero impatto ambientale, adatta a tutti e praticabile in ogni stagione dell’anno.

I punti di accesso e i percorsi* sono gli stessi dedicati ad escursionisti e ciclisti.

* E’ importante rispettare i tracciati senza abbandonarli per evitare il danneggiamento di nidi, tane e delicate specie floreali.

Bike

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Il Parco risulta di notevole attrattiva sia per cicloturisti interessati a percorsi su asfalto, sia per mountain bikers esperti in cerca di lunghi sterrati poco battuti.

I primi trovano nella Ciclovia del Trebbia un percorso semplice, attrezzato, ben segnato e collegato a paesi ricchi di servizi e testimonianze storiche. Si parte infatti dalla stazione ferroviaria di Piacenza, attraverso le piazze, le chiese, i palazzi e le vie del centro storico, per proseguire su 16 chilometri di ciclabile tra i campi della pianura e le case di Gossolengo. Giunti all’imbocco del Ponte di Tuna si sceglie se attraversare verso Rivalta o concludere il percorso tra i paesini di Cà Buschi e Roveleto Landi, fino a Rivergaro.

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Gli amanti della natura selvaggia possono invece addentrarsi nelle vecchie carraie e sentieri* dell’area fluviale, esplorando in libertà un area compresa tra la i meandri della zona di Montechiaro, quasi a Travo, e la lontanissima confluenza in Po, a San Nicolò. I Percorsi sono segnalati e corredati di bacheche informative con molti dettagli storici e ambientali.

* È importante rispettare i tracciati senza abbandonarli per evitare il danneggiamento di nidi, tane e delicate specie floreali.

Birdwatching

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Data la grande quantità ed alternanza di uccelli presenti nelle varie stagioni dell’anno, l’attività di birdwatching in Trebbia è particolarmente semplice e soddisfacente.

Bastano un binocolo e una buona guida per cominciare a riconoscere le specie più comuni: Garzette, Cavalieri d’Italia, Aironi, Germani Reali, Corvi, Gazze, Gabbiani…

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L’aiuto di esperti e l’esperienza poi aiutano a distinguere il canto, il verso, riconoscere la sagoma degli animali in volo o in posa, avere nozioni su comportamenti e biologia, fino ad avvistare gli esemplari più rari: Sterne, Martin Pescatori, Succiacapre, Calandrelle, Upupe e i famosi Occhioni.

Per favorire l’avvicinamento a questa pratica rilassante ed educativa è stata eretta nella vicina sede del parco in località La Rossia una torre di avvistamento coperta*, affacciata su un bacino artificiale frequentato da diversi esemplari di anatidi e trampolieri.

* L’accesso alla struttura va concordato con l’amministrazione del Parco.

Gite a Cavallo

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Un paio di chilometri oltre il Borgo di Rivalta, lungo la strada che conduce al Bosco di Croara e al paese di Travo, si incontra l’Azienda Agricola Croara Vecchia: un antico convento trasformato in agriturismo, B&B e centro ippico.

Qui è possibile partecipare ad escursioni a cavallo e passeggiate in carrozza oltre che seguire i corsi di equitazione del bellissimo maneggio sulle rive del Trebbia.

Pesca sportiva

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Come ricorda la segnaletica del parco, caccia e pesca sono proibite all’interno dell’area protetta.

Ciononostante i vicinissimi Laghi di Tuna, a destra oltre il ponte provenendo da Piacenza, offrono tre bacini artificiali popolati da Trote iridee, Carpe, Amur, Pesci gatto americani, Carassi e Storioni.

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