Un viaggio nella storia del Mediterraneo all’epoca delle Guerre puniche, attraverso la vicenda dell’uomo che osò sfidare Roma. Dopo quasi duemila anni Annibale è tornato a Piacenza, con la mostra evento, allestita nei suggestivi sotterranei di Palazzo Farnese fino al 17 Marzo 2019.
Il grande generale cartaginese raggiunse le Alpi nel 218 a.C. provenendo dalla Spagna con circa 26 mila uomini e 37 elefanti da battaglia.
L’elefante da battaglia era simbolo della potenza militare punica. Alto circa 2,3 metri fu un’arma segreta usata contro i Romani sul fiume Trebbia nel dicembre del 218 a.C.
Nella lunga marcia verso l’Italia dopo aver attraversato, terrorizzati, il fiume Rodano su zattere di fortuna e aver affrontato gli impervi passi alpini, gli elefanti morirono uno dopo l’altro. Raggiunta la Pianura Padana solo uno sopravvisse (Surus, il Siriano) a quel rigido inverno e alla battaglia vinta dai Cartaginesi sul fiume Trebbia .
Nei pressi di Rivalta il monumento alla prima battaglia della Trebbia lo ricorda come simbolo superstite dell’eroica impresa degli elefanti africani.
Roma e Cartagine: “due civiltà a confronto”
Videoinstallazioni, proiezioni, videowall e reperti (armi-dipinti-ceramiche) approfondiscono la figura di Annibale nel contesto storico tra i più decisivi sotto tutti i punti di vista: commerciali, sociali, politici e culturali dell’intera Europa.
Senza dimenticare la città di Piacenza che nel 218 è l’avamposto romano sulla piana del fiume Po, che deve essere conquistata e trasformata; ma alla fine della guerra annibalica, Placentia diventerà città strategica, il confine settentrionale della res publica romana e dell’Italia dell’epoca.
Annibale e Scipione l’Africano: “i duellanti”
Riminiscenza scolastica collettiva è lo scontro tra Annibale Barca e Scipione l’Africano.
Annibale la folgore, autore della sconfitta più grave subita dai Romani a Canne. La sua campagna è al centro della seconda guerra punica. Scipione l’Africano, come condottiero è ricordato anche per la sua clemenza verso gli sconfitti, per trasformarli in alleati.
Guerre Annibaliche: “tra mito e leggenda”
Lo stesso Annibale si definì “il più importante condottiero militare di tutti i tempi” (se solo Scipione, l’Africano, non lo avesse battuto in astuzia!). Dotato di grande coraggio, ma anche di grande prudenza, un’acuta intelligenza politica e conoscenza degli uomini. Le eccezionali imprese militari, per fermare l’espansionismo di Roma, lo costrinsero a vagare in Europa per oltre un ventennio. Una sorta di nuova Odissea ha creato intorno a lui una vera e propria leggenda, suscitando sentimenti contrastanti, un misto di terrore e ammirazione.
Basti pensare alla diffusa toponomastica che in tutta la regione lo richiama: dalle più folkloristiche Rotto-freno e Gossolengo (da Oss-leng, probabilmente di un femore di elefante), alla leggendaria “Strada di Annibale” (lungo la Via del Sale) attraverso i monti Penice e Lesima (da Phoenices e Lesa-manus, luogo di ferimento di “un famoso fenicio”) e l’inequivocabile Pian dell’Armà (destinata all’addestramento di “un esercito”), senza tralasciare la piccola Barchi (in onore alla “stirpe di Annibale”) e molti altri in Val Boreca (Artana, Bogli, Suzzi, Traschio, Tartago, Zerba, … ) e nelle valli limitrofe.
Sebbene nella battaglia sul Trebbia morirono più di trentamila uomini, ancora oggi, resta aperto il dibatto attorno all’esatta ubicazione; anche se il fiume Trebbia, unica “certezza” di questa vicenda, non dovrebbe lasciar alcun dubbio sui luoghi dove si svolse: Ancarano, Campremoldo, Tuna, Rivalta, Croara, Gazzola, etc.
Ciclovia del Trebbia
L’itinerario cicloturistico, dai Farnese ad Annibale, lungo le rive del Trebbia.Cavalli del Mochi
Piazza Cavalli e lo “sfollamento” forzato nei pressi del Castello di Rivalta.La Strada dei Vini e dei Sapori
Storia, cibo e relax attraverso i dolci Colli Piacentini.