Rivalta-Trebbia è un complesso castrense di grande interesse storico-monumentale ubicato su un promontorio lambito dal Trebbia in piacevolissima posizione alla quale si ha accesso dalla strada provinciale di Statto.
Comprende un piccolo borgo un tempo prevalentemente rurale, in gran parte ricostruito in tempi recenti come centro turistico, molto curato nell’ambientazione e nei particolari, una Chiesa ed un imponente Castello con parco.
Iscritto in un perimetro in gran parte murato e in parte definito da scarpate e fossati. Appartenuto prima ai Malaspina poi ai Landi ha subito nella lunga storia numerosi assedi, saccheggi e distruzioni fra cui memorabile quello di Galeazzo Visconti nel 1322.
Capoluogo di Comune fino al 1889, è di proprietà dei Conti Zanardi Landi, ad eccezione della Chiesa e della Canonica con adiacenze che appartengono al Beneficio Parrocchiale.
Una vasta area agricola intorno all’abitato è stata resa inedificabile. Il castello con il Borgo e la Chiesa di S.Martino risultano vincolati con due distinti provvedimenti ai sensi della legge 1089/39 sulla tutela dei beni storico-artistici.
Castelli
Rivalta
Castello – complesso monumentale di straordinario rilievo, suggestivamente ambientato all’estremità di un parco secolare, domina verso est, il greto del Trebbia, spiccando dalla sommità di un muraglione di sostegno. È impostato su pianta quadrangolare con un’ala che si protende in direzione ovest, ed è dominato dalla mole di un imponente torre cilindrica che ne costituisce l’elemento più qualificante. La costruzione attuale risale in gran parte al 1400 quando la fabbrica medioevale venne ampliata verso sud intorno ad un cortile centrale. Forse nel 500 venne dotata di due torri, quella cilindrica di cui si è detto, ed altra poligonale in angolo sud-ovest, ora rotola ad un troncone. Nel 700 la torre cilindrica venne rielaborata e fornita di beccatelli e torresino. Il cortile quadrato presenta un doppio ordine di logge, su tutti i lati al piano terreno e su tre lati al primo piano. Le eleganti arcate sono sostenute da colonne in granito e ornate nelle zone d’imposta da medaglioni in cotto. Pure in cotto è il fregio del cornicione di coronamento. La costruzione si presenta quasi ovunque su due piani (tre sul lato verso il Trebbia). Rimangono i beccatelli sul fronte verso nord, che altrove sono stati eliminati. La facciata verso ovest, in cui si apre l’accesso, è stata rielaborata alla fine de1 700 in forme neoclassiche. Permane il fossato sui lati verso il parco. All’interno una sequenza di sale con ricchi arredi d’epoca, alcune delle quali decorate dal pittore cremonese Gianangelo Bertoni. Di particolare risalto il salone d’onore con antico soffitto a cassettoni decorati e splendido camino quattrocentesco in pietra. Una lapide murata nel cortile rievoca le principali vicende della costruzione.
Borgo – costruzione un tempo adibito a rustici (stalle e fienili), posteriore al 1822, ed ora in seguito ad una recente trasformazione a ristorante, albergo e bar. Incorpora nel lato sud una torricella rotonda ed un tratto della cinta medioevale. Case d’abitazione, costruite o ristrutturate di recente su antiche preesistenze. Corpo di fabbricato anteriore al 1822, con aggiunte successive verso il cortile interno. Adibito a ristorante, negozio e abitazioni. Fabbricato già adibito scuderie e rimesse, anteriore al 1822, ed ora trasformato in abitazioni. Fabbricato già utilizzato come serra, anteriore al 1822, ora ingresso per le visite al Castello.
Dongione – poderosa torre quadrata d’avvistamento, d’epoca medioevale, inserita nella cintura muraria presso l’entrata del borgo. Terminava con un coronamento di beccatelli, oggi andati distrutti.
Torrione Sud – torre a pianta rettangolare, inserita nella cortina di difesa.
Gazzola
Ubicato nel centro dell’abitato, il Castello di Gazzola, sorge su pianta ad L con due torri quadrate agli angoli nord-ovest e sud-ovest, disposte obliquamente alle facciate. Costruito come fortilizio in epoca medioevale, è stato ampiamente rimaneggiato nei secoli successivi, specialmente nel 700 e nell’800. Parte delle cortine, costruite in sassi e mattoni, sono state intonacate; i fronti verso quello che era il cortile interno ed ora è il piazzale del Municipio sono stati aperti con portici e su uno di essi è stato costruito lo scalone a giorno; due torri che ancora esistevano nel 1822 agli angoli nord-est e sud-est del corpo prominente verso est, sono state demolite: non compaiono già più in un rilievo fatto nel 1863 dal geom. Giovanni Brugnoli. Anche l’interno è stato ampiamente modificato, ricavando fra l’altro spaziosi ambienti dall’unione di vani più piccoli. I locali sono coperti in buona parte con soffitti a cassettoni. Appartenuto ai Dolzani, agli Anguissola, ai Bonelli, ed altri è ora in parte sede degli uffici municipali e in parte adibito ad abitazione privata. Il castello è soggetto al vincolo per i beni storico-artistici ai sensi della legge 1089/39
Tuna
Antichissimo fortilizio di una delle più antiche pievi piacentine, in un atto del 1471 vi è l’acquisto del terreno con le rovine del castello da parte del conte Bartolomeo Scotti. Documentato nel 1498 come castello di Castelvecchio di Tuna, oggi ne rimane solo la traccia storica.
Lisignano
Suggestivo castello medioevale, ubicato fra Gazzola e Agazzano, in prossimità della strada Provinciale di Agazzano, dalla quale ha accesso attraverso una strada campestre. Si presenta su pianta quadrangolare con cortile centrale e quattro torri cilindriche agli angoli. Le cortine murarie sono in sassi, in parte coronate da merlature, con alto barbacane delimitato da cordonatura. È circondato da un ampio fossato pieno d’acqua proveniente sia da canalizzazioni derivate dal vicino torrente Luretta sia da sorgenti interne. L’accesso avviene dal lato nord attraverso un ponticello in muratura con elemento levatoio in legno. Il cortile interno è stato rimaneggiato nel 700, con l’intonacatura dei muri e ornamenti pittorici intorno alle finestre, ora alquanto deteriorati, e con l’inserimento sul lato est di un doppio loggiato barocco. A quell’epoca risale anche la cappella, sempre sul lato est, ed altri elementi strutturali interni. Le stanze sono in gran parte coperte da volta, mentre il salone d’onore, sul lato ovest, ha soffitto a cassettoni. Sempre ad ovest esisteva il mastio di cui tutt’ora sono evidenti le tracce nel cantinato nei muri fortemente spessorati. Antistante al Castello verso nord si distende un ampio giardino rustico, cinto da muretti in sassi. Appartenne in origine agli Arcelli, poi all’Ospedale Grande di Piacenza e quindi ai conti Leoni che lo tennero fino ai primi di questo secolo. Torre di vedetta in sassi, ora scapitozzata, con addossati due vecchi portici da demolire. Antico fabbricato di servizio, con facciate in sassi pressoché intatte sui lati nord e ovest, al quale e stato addossato un portico verso est. Antiche scuderie trasformate in case d’abitazione coloniche. Soggetto a vincolo di cui al DL 490/1999.
Rezzanello
Il Castello di Rezzanello sorge nella località omonima alle pendici del monte Bissago ed ha accesso dalla strada comunale di Rezzanello. È una monumentale costruzione in sassi, posta al centro di un grande parco. Sorge su pianta quadrilatera con quattro torri cilindriche agli angoli. In epoca non remota è stata aggiunta alla fabbrica originale dalla parte di mezzogiorno un corpo più basso a pianta triangolare adibito a servizi e rustici. Detto corpo esisteva, comunque, almeno in parte, già nel 1822. Nell’interno numerosi grandi ambienti di rappresentanza nonché l’impianto distributivo del complesso documentano la radicale trasformazione da fortilizio a dimora signorile attuata nell’800 dall’allora proprietario marchese Ferdinando Scotti e quindi dall’architetto Camillo Guidotti ai primi del 900, il quale fra l’altro, con mano non leggera realizzò le cornici con beccatelli fungo la linea di gronda e il coronamento delle torri. Il luogo, a partire dal 1000, appartenne successivamente al Monastero di S.Savino, ai Chiapponi, al Collegio Inglese di Roma, agli Scotti e all’Ordine delle Madri Orsoline. Ora è di proprietà privata. Il parco è vincolato a verde privato e una vasta zona a sud, da cui si gode una visuale panoramica del Castello, è sottoposto al vincolo di inedificabilità. Il castello è soggetto al vincolo sui beni storico-artistici ai sensi della legge 1089/39.
Monticello
Il Castello di Monticello, detto anche di Cainfango, sorge in posizione eminentemente strategica sullo spartiacque fra la val Luretta e la val Trebbia, in fregio alla strada comunale di Monticello. Costituisce un possente quadrilatero con muri in sassi; agli angoli ha tre torri a snella forma cilindrica ed una quadrata; nell’interno si eleva il mastio quadrato, ora ribassato. L’ingresso avviene dal lato est attraverso una pusterla con residui del Ponte levatoio. In tempi non lontani gli sono stati addossati dall’esterno alcuni rustici, da cui andrebbe liberato. Altrettanto dicasi della cornice di cotto posticcia che gira lungo la linea di gronda. Ora si presenta in stato d’abbandono. È appartenuto ai Da Fontana, Arcelli, Borghi, ora appartiene ai Conti-Pattarini. Su tre lati l’insieme è protetto da zona di rispetto.
Momeliano
Importante caposaldo fortificato del reticolo difensivo della Val Luretta, tutt’ora ben conserva il suo aspetto feudale, per quanto ingentilito da alcune alterazioni d’epoca rinascimentale. Ubicato in posizione preminente, con un ampio giardino rustico sui lati a valle, ha accesso da una strada vicinale che si distacca dalla comunale di Momeliano. Sorge su pianta quadrata, con corpi di fabbrica in muratura di pietrame disposti su tre lati e cortile centrale aperto verso nord. È munito di quattro torri angolari, tre delle quali rotonde ed una quadrata. La torre rotonda in angolo nord-ovest è stata ricostruita in epoca non lontana per adibirla a silo di foraggi, oggi tuttavia in disuso. Quella in angolo nord-est, alquanto ribassata, accoglie un oratorio dal 1720. Nel tardo 400 le cortine murarie sul lato esterno sud e su parte dei lati est e ovest sono state dotate di un elegante coronamento ad archetti, sostenuto da una fascia in cotto aggettante su beccatelli. I corpi sud ed est costituiscono la residenza padronale e comprendono ampie sale con copertura a volta o a cassettoni. Il corpo ovest, già facente uso rustico, è ora in stato d’abbandono. Appartenuto a diverse famiglie, fra cui Radini-Tedeschi, Lampugnani, Basini, Stevani, è di proprietà Negri. Soggetto a vincolo di cui al DL 490/1999. Antica costruzione forse appartenente al sistema difensivo esterno del Castello, con residui di merlature sul lato est. Bella torre quattrocentesca, a pianta quadrata, in origine probabilmente isolata, facente parte del sistema difensivo del Castello di Momeliano. Struttura in pietra con muri di forte spessore ed alto barbacane delimitato da cordolo. Si eleva a quattro piani con un unico vano per ogni piano, due dei quali coperti da volta da ombrello, collegati da una scala che si sviluppa in vano proprio. Appartenuta ai Soprani e poi ai Fontanabona, ora è di proprietà Maini che ne ha curato il restauro unitamente al complesso dei fabbricati, attualmente in ottimo stato di conservazione. Corpi aggiunti alla torre in epoca successiva ma tuttavia molto remota. Cappella di recente costruzione che ben si intona all’ambiente. Loggiati e locali di servizio di recente costruzione. Il parco di pertinenza, che si estende a ovest dei fabbricati, è vincolato a verde privato. Il complesso, unitamente al parco, è vincolato come bene storico-artistico, ai sensi della legge 1089/39.
Castel Roveto, detto anche Castel del Vento: opera fortificata di origine medioevale, ma alquanto trasformata e manomessa nei secoli. Le tracce dell’antica funzione militare sono ravvisabili nell’impianto quadrangolare con cortile centrale, nei muri in sassi di forte spessore, nei monconi di torre sul lato ovest. L’ingresso avviene da un androne in arenaria sul lato est. All’interno alcuni locali conservano i soffitti a cassettoni o a volta. Il complesso è suddiviso fra diversi proprietari.
Oratorio del Castello, in stato d’abbandono, con tetto e colte crollate, privo di elementi decorativi di qualche pregio, difficilmente recuperabile.
Chiese
Rivalta
Chiesa parrocchiale dedicata a San Martino, un tempo sottoposta alla Pieve di Dugliara. Di origine antichissime, pare sia stata ricostruita intorno al 1300 con linee romaniche; crollata in parte verso la metà del 500 e modificata fra il 1570 e il 1580. Restaurata nel 1973 – 76. Facciata a capanna con coronamento in elementi laterizi; sul lato destro torre campanaria a pianta quadrata. Sopra l’entrata, in una nicchia, busto in cotto cinquecentesco raffigurante S.Martino. L’interno è ad unica navata con due cappelle per ogni lato. Copertura a due falde con struttura in travetti di legno sostenuti da arconi ogivali. Contiene pregevoli opere pittoriche.
Gazzola
Chiesa parrocchiale dedicata a S.Lorenzo. Costruita negli anni 1914-16 nel gusto eclettico del tempo con prevalenza di elementi gotici, su progetto dell’architetto Guidotti. Di ragguardevole mole, in muratura di mattoni in gran parte a vista, è ad unica navata con grande cupola costolata intermedia sostenuta da arcate a sesto pieno, cosi come l’abside. La facciata tripartita da lesene, a bande intonacate, termina con frontone a capanna ornato da loggette pensili. Il campanile costruito dall’arch. Guidotti nel 1924, decapitato della guglia dall’uragano del 1968, e ripristinato in conformità al progetto originario. Soggetto a vincolo di cui al DL 490/1999.
Tuna
La Pieve di Tuna ha origini molto antiche e fin dal medioevo estendeva la sua giurisdizione su un vasto territorio. Non si hanno notizie storico-artistiche sul fabbricato della Chiesa, che si presenta ad unica navata con volta a tutto sesto. Alcuni elementi settecenteschi fanno pensare ad un restauro avvenuto in quell’epoca. Il corpo frontale, a nord del campanile, con l’attuale facciata sono stati aggiunti in epoca recente. L’edificio non ha particolari pregi architettonici. Merita una menzione il bel campanile con muri in sassi a vista, certamente antichissimo. La casa parrocchiale, databile al 18° secolo. Soggetto a vincolo di cui al DL 490/1999.
Castelletto
La chiesa di Castelletto, dedicata ai Santi Cosma e Damiano, ha origini molto antiche, certamente edificata all’interno di un centro fortificato, come dice il nome della località, di cui manca tuttavia qualsiasi traccia. È citata in un rogito del 1308 come dipendente della pieve di Tuna. Di piccole dimensioni, è stata ristrutturata modificata a più riprese e sopraelevata verso il 1930, quando fu risistemata la facciata e il presbiterio. L’abside venne costruita ne1 1895, ricavandola all’interno di un locale preesistente. L’interno ad unica navata divisa in quattro campate è coperto da volte a botte. La canonica, di antica costruzione, in pessime condizioni di stabilità e conservazione, soggetta ad ordinanza di sgombero da parte del Comune. Il complesso è soggetto al vincolo per i beni storico-artistici ai sensi della legge 1089/39.
Croara
Quanto rimane della Chiesa di Croara Vecchia annessa al Convento dei Padri Serviti, risalente al secolo XV. Dopo la soppressione del Convento nel 1769, continua ad essere sede parrocchiale fino al 1862 quando la Parrocchia viene trasferita a Croara Nuova. Ora in stato d’abbandono ed incorporata entro fabbricati rustici. Dell’antica struttura conserva i muri perimetrali della navata centrale e di due cappelle verso nord. Restano inoltre alcune statue, fregi e fastigi in gesso di gusto barocco, alquanto deteriorati, e qualche traccia di affresco. Una data sulla decorazione della parete absidale indica l’anno 1695.
La Chiesa di Croara Nuova con attigua piccola sagrestia; costruita nel 1911 in forme tradizionali contiene due pregevoli dipinti su legno del 400.
Il Cimitero di Croara è stato costruito intorno al 1922 per conto del proprietario della tenuta di Croara, Biaggi de Blasys, per ospitare le sepolture di famiglia. Trattasi quindi di un cimitero privato. È costituito da un muro di recinzione a pianta rettangolare con nicchie lungo i lati e di una cappella di fondo nella cui cripta sono sepolti alcuni membri della famiglia. Progettato dall’arch. Giuseppe Crosa di Vergagni, è in stile barocco genovese, ricchissimo di decori e di grande effetto scenografico. Rispetto cimiteriale per un raggio di mt.50
Rezzanello
Eretta fra il 1859 e il 1866 in prevalenti forme neogotiche, su commissione del conte Ferdinando Scotti (sepolto nella cripta) in sostituzione della vecchia chiesa ormai in rovina, che sorgeva poco discosto lungo la strada tutt’ora denominata strada della chiesa, e di cui non rimane più alcuna vestigia. Costituita in pietre squadrate, è ad unica navata divisa in campate con volte ogivali ed è dotata di due cappelle per lato. Gli sguinci esterni delle finestre sono rivestiti in cotto. La facciata, con corpo centrale più alto finito a capanna e due laterali con tetto a unico spiovente, è decorata con bande alternate di conci neri e bianchi. Intorno al 1910 venne innalzato il campanile su progetto dell’arch. Camillo Guidotti. Al 1928 risale la costruzione del sagrato e della scalinata antistante la Chiesa.
Monticello
Chiesa parrocchiale di Monticello, un tempo cappella del Castello. Ad unica navata con volta a botte e due cappelle laterali, con campanile a pianta quadrata, è stata alquanto rimaneggiata; possiede begli altari barocchi. Vecchia canonica ora in disuso.
Momeliano
Dedicata a S.Eustorgio, costruita nel 1931 sul luogo reso libero dalla demolizione della vecchia chiesa cinquecentesca, della quale resta solo il campanile, incorporato nell’edificio. Muri esterni in sassi e mattoni a vista; a unica navata con volta a botte; due cappelle per lato e sagrestia. I muri presentano lesioni e sono stati consolidati con chiavarde. La facciata verso la piazzetta manca delle rifiniture. È in corso la decorazione pittorica dell’interno. Antica canonica. Facciata verso il cortiletto d’ingresso con apertura ad arco. Muri esterni in parte in sassi a vista e in parte intonacati.
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Dimore
Croara
Rinvenimenti d’epoca romana in luogo testimoniano l’origine antichissima dell’insediamento. Sulla sponda sinistra del Trebbia, ha accesso da una strada di uso pubblico che si distacca dalla provinciale di Statto. Appartenne ai Malaspina, agli Scotti, agli Anguissola, ai Portapuglia, che nel 700 vi possedevano una villa con annesso oratorio. Nel 1860 passò ai Faravelli e quindi a numerosi altri, finché nel 1911 il nuovo proprietario Fortunato Turina vi fece costruire l’attuale Chiesa Parrocchiale, demolendo nel contempo il vecchio oratorio posto a sud-ovest della villa. Il successivo proprietario, Comm. Biaggi de Blasys, curò l’ampliamento del parco e la trasformazione della villa in residenza signorile. La tenuta appartiene ora alla Soc. Immobiliare Croara che l’ha trasformata in un centro sportivo-residenziale di prim’ordine. La villa sorge su pianta rettangolare con cortile interno. Ha subito un radicale rifacimento intorno al 1920 per opera dell’architetto genovese Giuseppe Crosa di Vergagni, a cui si deve anche la caratteristica cimasa della facciata. Attualmente è in corso la sua ristrutturazione per ricavarne una trentina di appartamenti. Corpi di fabbrica un tempo adibiti ad abitazioni per dipendenti, a foresteria e a servizi vari ed ora trasformati in compressi residenziali con alloggi di piccolo taglio. Già adibita a serra, ora in stato d’abbandono. Posteriore al 1822. Il parco della villa è vincolato a verde privato.
Boriacchina
Grande dimora padronale, costruita o quanto meno restaurata nel 700, come dimostrano alcune finiture interne, con bella visuale sul Trebbia. Camere spaziose coperte da volta, due delle quali affrescate (al 1° piano). Appartenne ai conti Millo ed ora è di proprietà del l’Ospizio V.Emanuele di Piacenza che vi ospitava nell’estate i suoi ricoverati. È disabitata da alcuni anni e in stato d’abbandono. Sul lato nord si estende una vasta area verde di pertinenza. Soggetta a vincolo di cui al DL 490/1999. Fabbricato rustico con bella torre-colombaia all’estremo sud, sotto la quale è ricavato l’androne d’accesso al cortile. Cappella dedicata a S.Isidoro, con altare barocco e fregi settecenteschi. Vi è conservato il berretto che l’Ammiraglio Enrico Millo portava nell’impresa dei Dardanelli.
Borgomasca
Importante casa padronale, databile alla fine del 700, con ambienti coperti da volta e in gran parte dotati dell’originario pavimento in cotto. I muri e le volte conservano affreschi d’epoca con motivi geometrici, floreali e scene di vita.
Corte dei Villa
L’immobile denominato Corte dei Villa prende il nome dalla nobile famiglia Villa-Maruffi ed è costituito da fabbricati ed aree libere, quasi tutte racchiuse entro un perimetro murario. È di impianto seicentesco, probabilmente sorto su preesistenze assai più antiche. Vi si accede da una strada vicinale che si distacca dalla provinciale Tuna-Statto. Attualmente è in fase di restauro o di ristrutturazione per ricavarne abitazioni civili. Dimora signorile, su pianta ad U, racchiudente un cortiletto su cui si aprono loggiati sovrapposti. Le facciate esterne sono in sassi a vista, quelle interne finite a intonaco. Comprende numerosi ambienti, quasi tutti coperti da volta. Antico fabbricato di servizio, trasformato poi in opificio per la lavorazione di insaccati, che ha comportato una quasi completa demolizione dei vecchi muri. Torre-colombaia, con il sottopasso d’ingresso alla proprietà, sormontato dallo stemma dei Villa Maruffi. Torretta d’avvistamento in sassi inserita nel muro di recinzione. Già oratorio dedicato a S.Domenico in Soriano, costruito nel 1662, poi trasformato in abitazione.
Fontanabona
Antico complesso colonico-rustico, in muratura di pietrame. Nel corpo a nord torre-colombaia. È stato completamente ristrutturato intorno al 1990 per adibirlo a discoteca e ristorante. La ristrutturazione ha rispettato le murature esterne in sassi a vista. Verso est una corte recintata e tutt’intorno un’area a parco.
Ca’ dei Guanti
Antica casa colonica con bella torre-colombaia, costruita in sassi. Necessita di restauri anche strutturali.
Il Presepe Vivente di Rivalta
Una notte tra antichi mestieri, cortei e Re.La Sagra di San Rocco a Gazzola
Quarant’anni di storia di associazionismo locale.# Sabato Parco
Festival del turismo gentile lungo le acque del Trebbia.